sabato 18 luglio 2009

Shalit, Israele e l’ipocrisia

14 luglio 2009La settimana scorsa ha segnato il terzo anniversario di prigionia del soldato israeliano Gilad Shalit nella striscia di Gaza. Dopo l'incursione alla frontiera contro una postazione militare israeliana da parte di Hamas e di altre frange, i titoli sulla cattura di Shalit hanno iniziato a circolare sui media occidentali nel seguente modo: "Ultime Notizie: Rapito Soldato Isrealiano". Fin da subito i politici di tutto il mondo hanno chiesto il rilascio di Shalit, un'indicazione che conferma i legami politici fra Israele e le varie centrali di potere occidentali. Secondo le aspettative, nessun politico occidentale ha mai invocato o fatto pressione per il rilascio dei prigionieri palestinesi – mi sorprenderei se potessero indicarne anche solo uno. Ipocritamente, leader mondiali e cariche pubbliche lanciano petizioni per il rilascio di un prigioniero di guerra [Roma e Parigi hanno conferito a Gilad Shalit la cittadinanza onoraria, NdT], mentre Israele mantiene in carcere migliaia di palestinesi senza giusto processo. Questi atti di guerra non meritano i titoli della CNN, neppure uno. Invece per Shalit accade e questo è del tutto assurdo.Shalit, catturato in combattimento, è un prigioniero di guerra e non un civile. Era, ed è ancora, un soldato dell'esercito israeliano in servizio nelle truppe d'occupazione lungo "il confine di un’entità nemica", per usare le parole del governo israeliano che descrivono Gaza. In quanto combattente, era soggetto alla cattura in una situazione di conflitto, ma i politici non ricordano questi particolari quando chiedono il rilascio di Shalit. Tuttavia identificano subito molti prigionieri palestinesi come "terroristi", senza fare questioni.Mentre Hamas è accusato "di violazioni del diritto internazionale", Israele ha rapito e sequestrato migliaia di palestinesi, molti di loro detenuti per motivi sconosciuti e non dichiarati, neanche agli israeliani, nei termini della detenzione amministrativa. Centinaia di donne e di bambini sono detenuti senza prove. Secondo Adalah, il Centro legale per i diritti della minoranza araba in Israele, ci sono 98 donne e 346 bambini nelle carceri israeliane, cifre di febbraio 2009. Ora non vorrei essere frainteso, e sono sicuro che alcuni prigionieri palestinesi hanno "le mani sporche di sangue" (come amano dire i politici israeliani). Questi prigionieri, una minoranza che colpisce gli israeliani, fanno parte dei gruppi politici che considerano queste loro tattiche come resistenza. Nei suoi 42 anni di occupazione, Israele ha accumulato prigionieri palestinesi come fossero mazzi di carte, mescolandoli dentro e fuori delle carceri. I palestinesi sono catturati in modo feroce, torturati, interrogati e costretti all’impedimento di una rappresentanza legale per anni ed alcuni persino per decenni.Il numero reale dei prigionieri palestinesi detenuti nelle celle israeliane è impossibile da calcolare anche se le stime indicano la cifra di 11.000, mentre i palestinesi detengono soltanto il celebre Shalit. Questi è uno, non cento e neppure mille, ma uno. Tuttavia non c’è partita, il mondo rimane cieco alla discrepanza nei numeri. I politici occidentali e israeliani astutamente voltano la faccia all’ipocrisia e simpatizzano soltanto con Shalit e mai con un palestinese. Sul sito web di Haaretz, il giornale "liberale" di Israele, c’è un orologio che conta i giorni di prigionia di Shalit, attualmente 1.109 giorni e continua il conteggio. Non si potrebbe mettere un timer per la prigionia dei palestinesi, perché ci sono troppe vite da contare.La campagna dei media occidentali per il rilascio di Shalit è innegabilmente unilaterale. Il padre, Noam Shalit, si è trasformato in figura pubblica per i propri diritti, supplicando i politici che contribuiscano a liberare suo figlio. Ha incontrato i vari illustri leader mondiali, simpatizzando con ognuno nella speranza di riprendersi Shalit. Diversamente da Noam Shalit, i padri palestinesi non hanno il lusso di poter viaggiare per l’Europa chiedendo ai politici di aiutare a liberare i loro figli e figlie perché esiste ancora un'occupazione militare. Quando i Palestinesi sono rapiti in piena notte, in occidente a mala pena si sente un bisbiglio dalle fonti di notizie. Occasionalmente, Haaretz da una breve notizia su un certo numero di palestinesi "ricercati" e imprigionati nel corso di un'incursione notturna, ma soltanto se la ritengono interessante. E naturalmente, di solito non lo fanno perché la maggior parte delle operazioni israeliane rimangono segrete.Vorrei vedere il giorno in cui tutti i prigionieri palestinesi e Gilad Shalit verranno liberati. I negoziatori palestinesi hanno ripetutamente consegnato ad Israele liste su liste dei prigionieri che vogliono liberi, e tutte le richieste sono state rifiutate. Sembra che governo di Israele non si preoccupi di Shalit, perché se realmente lo facesse, avrebbe immediatamente negoziato uno scambio di prigionieri nel 2006. Invece, l'esercito israeliano ha cominciato a seminare distruzione su Gaza con un’operazione militare concepita per "salvare" Shalit, che è fallita miseramente. Se vogliono che il processo vada avanti, i politici occidentali dovrebbero chiedere il rilascio di Shalit e delle migliaia di prigionieri palestinesi chiusi nelle carceri israeliane. Israele deve sedersi al tavolo delle trattative ed i politici occidentali devono spingerlo a questo. Altrimenti, Shalit non andrà da nessuna parte.

domenica 5 luglio 2009

La verità dietro la propaganda sulla "sovranità" dell'Iraq

Centinaia di migliaia di truppe USA resteranno collocate in dozzine di basi militari USA per tutto il paese
1 luglio 2009
"I media corporativi sono tutt in fibrillazione e danno una copertura a tappeto alla storia degli iracheni che "riottengono la loro sovranità" dal momento che le truppe USA vengono ritirate dalle città irachene. Questa naturalmente è propaganda livida ed infondata - centinaia di migliaia di truppe USA resteranno in Iraq collocate in dozzine di basi militari USA che sono state costruite per tutto il paese.
"Ad oggi in Iraq vi sono approssimativamente 130.000 militari USA. La maggior parte dei soldati USA che erano stati schierati nelle città irachene vengono fatti rientrare in guarnigioni altrove nel paese. L'aeronautica degli Stati Uniti controlla lo spazio aereo iracheno. La marina degli Stati Uniti controlla le acque territoriali dell'Iraq", osserva Cryptogon blog.
"Sovranità: No. Propaganda: Si".
Dopo la data del ritiro completo "ufficiale" del 2011, che l'ammiraglio Mike Mullen ha rivelato non essere nemmeno garantita, "Obama progetta di lasciare indietro una "forza residua" di decine di migliaia di truppe per continuare ad addestrare le forze di sicurezza irachene, catturare le cellule di terroristi stranieri e proteggere le istituzioni americane", ha riferito il New York Times lo scorso febbraio.
"Forza residua" è un eufemismo per "esercito di occupazione", dal momento che soltanto il più stupidamente ingenuo potrebbe mai credere che l'Iraq ora non sia nulla più che uno stato fantoccio sottomesso all'impero del nuovo ordine mondiale.
Un alto ufficiale lo ha spiegato più chiaramente per filo e per segno al Los Angeles Times: "Quando il presidente Obama ha dichiarato che saremmo andati "fuori" dall'Iraq entro 16 mesi, alcune persone hanno sentito "fuori", e ognuno se ne va. Ma questo non avverrà", ha affermato l'ufficiale.
Effettivamente, quando è stato fatto l'ultimo calcolo, quasi tre anni fa, i militari USA avevano già costruito in Iraq non meno di 55 basi militari pienamente funzionali, con il finanziamento pronto per costruirne molte di più.
Inoltre, le truppe USA non lasciano del tutto neppure le città. Rapporti confermano che i carri armati USA continueranno a pattugliare le aree al di fuori della "zona verde" e dell'aeroporto a Baghdad. Le vie delle città principali saranno ancora pattugliate da soldati iracheni addestrati dagli USA che prenderanno posto ai posti di blocco ovunque molestando la gente con la scusa di controllare i documenti. In aggiunta, se gli iracheni "richiedono aiuto" dalle truppe USA per intraprendere procedure di sicurezza, queste torneranno subito nelle strade proprio come prima.
Gli iracheni stessi non sono ingannati dalla farsa. Come ammette il New York Times, oggi le "celebrazioni" "sembrano una messa in scena". Secondo il rapporto, "Le auto della polizia sono state decorate con festoni con fiori di plastica e segnali che celebrano il "giorno dell'indipendenza" sono stati legati a muri e steccati antiurto attorno alla città. Lunedì notte, una celebrazione serale festiva al Parco Zahra con cantanti ed ospiti ha attirato principalmente giovani, molti di loro poliziotti fuori servizio".
"Non vi è nessun dubbio che questa non sia sovranità nazionale perché gli americani resteranno all'interno dell'Iraq in basi militari", ha affermato Najim Salim, 40 anni, insegnante di Bassora. "Ma il governo vuole convincere i cittadini che vi sia un ritiro delle truppe straniere, sebbene il governo non possa proteggere i cittadini in alcune città dell'Iraq neppure con la presenza delle forze USA".
Secondo il dizionario Websters, la "sovranità" viene definita come "libertà dal controllo esterno".
Chiunque creda che l'Iraq sia un paese sovrano ed abbia "libertà dal controllo esterno" o che lo otterrà mai mentre centinaia di migliaia di truppe USA sono stazionate in dozzine di basi per tutto il paese, probabilmente crede ancora che Saddam nascondesse armi di distruzione di massa.